Quali sono i primi segnali di difficoltà?
Alcuni segnali comportamentali possono suggerire la presenza di qualche difficoltà e se essi sono opportunamente interpretati possono consentire un tempestivo intervento.
Sovente i genitori riferiscono risultati sportivi del proprio figlio inferiori alle potenzialità (reali o supposte) oppure osservano come durante l’allenamento tutto proceda nel migliore dei modi, ma in gara qualcosa sembra accadere e il risultato non arriva. In questo caso si tratta di dati oggettivi, facilmente rilevabili anche dall’allenatore ed eventualmente dai compagni di squadra. Altri segnali possono essere più sfumati, ad esempio un progressivo isolamento del bambino o suoi repentini cambi di umore.
In alcuni casi il bambino può mostrare eccessiva preoccupazione per la propria prestazione, per quello che i compagni o gli eventuali spettatori potrebbero pensare di lui. Alcuni giovani atleti sviluppano una vera e propria sintomatologia ansiosa che conduce progressivamente a dubitare del proprio valore personale.
Se la frustrazione, la paura o la distrazione sono frequenti potrebbe essere utile discriminare se tali emozioni sono circoscritte al solo ambito sportivo o pervasive ai diversi contesti di vita del bambino. In seguito è opportuno tentare di individuare le possibili cause e quindi valutare il proprio atteggiamento genitoriale.
E’ piuttosto frequente l’identificazione di uno dei genitori con i successi (o gli insuccessi) del figlio; questo atteggiamento può scaturire dal desiderio inconsapevole di utilizzare le vittorie sportive del figlio per colmare insicurezze personali. Ad esempio, un bambino che diventa un piccolo campione e acquisisce popolarità potrebbe rappresentare una rivalsa per un genitore con un passato difficile.
Sovente i genitori riferiscono risultati sportivi del proprio figlio inferiori alle potenzialità (reali o supposte) oppure osservano come durante l’allenamento tutto proceda nel migliore dei modi, ma in gara qualcosa sembra accadere e il risultato non arriva. In questo caso si tratta di dati oggettivi, facilmente rilevabili anche dall’allenatore ed eventualmente dai compagni di squadra. Altri segnali possono essere più sfumati, ad esempio un progressivo isolamento del bambino o suoi repentini cambi di umore.
In alcuni casi il bambino può mostrare eccessiva preoccupazione per la propria prestazione, per quello che i compagni o gli eventuali spettatori potrebbero pensare di lui. Alcuni giovani atleti sviluppano una vera e propria sintomatologia ansiosa che conduce progressivamente a dubitare del proprio valore personale.
Se la frustrazione, la paura o la distrazione sono frequenti potrebbe essere utile discriminare se tali emozioni sono circoscritte al solo ambito sportivo o pervasive ai diversi contesti di vita del bambino. In seguito è opportuno tentare di individuare le possibili cause e quindi valutare il proprio atteggiamento genitoriale.
E’ piuttosto frequente l’identificazione di uno dei genitori con i successi (o gli insuccessi) del figlio; questo atteggiamento può scaturire dal desiderio inconsapevole di utilizzare le vittorie sportive del figlio per colmare insicurezze personali. Ad esempio, un bambino che diventa un piccolo campione e acquisisce popolarità potrebbe rappresentare una rivalsa per un genitore con un passato difficile.